La perdita di un dente o un’estrazione possono rappresentare un problema estetico non indifferente oltre a compromettere la masticazione. La soluzione ideale e definitiva per risolvere il problema è un “dente-impianto” cioè un dispositivo che sostituisce la radice del dente, fissato all’osso della mascella o della mandibola e ricoperto dalla gengiva, sul quale viene montata una protesi, ossia un elemento finito.
L’impiantologia permette di sostituire uno o più denti (anche tutta l’arcata se necessario) in modo duraturo, come si ci fossero ancora i denti naturali. Niente a che vedere dunque con le dentiere e le protesi mobili che comprimendo le gengive possono dare fastidio. Niente a che vedere neanche con i tradizionali ponti, che devono sacrificare i denti sani con devitalizzazioni e riduzioni necessarie per inserirli.
Solo alcuni impianti però sono davvero affidabili, ovvero coprono una percentuale di successo pari al 98% e una durata di almeno 15-20 anni. A fare la differenza è la parte che si inserisce nella cavità ossea: l’impianto vero e proprio. Le viti migliori sono quelle al titanio, un materiale altamente biocompatibile, la cui forma, simile alla radice naturale del dente, si adatta al meglio.
Il costo medio per un impianto (dente finto escluso) va dai 700 ai 1500 euro circa.
La differenza di prezzo è dovuta prevalentemente al trattamento cui sono sottoposte le viti. Quelle lisce, non trattate, costano meno ma hanno una percentuale di attecchimento leggermente inferiore. Per contro, sono meno a rischio di perimplantite, un’infiammazione dell’osso che circonda l’impianto, perché non presentano cavità in cui si possono annidare i germi. Sono però proprio le micro cavità delle viti trattate, ottenute con un acido (viti mordenzate) o con una particolare sabbiatura, a consentire un’ottima adesione.